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Brigantaggio

 Domenico Strafaci alias Palma

Longobucco, prima e dopo l’Unità, ha dato i natali a numerosi briganti. Fra i briganti longobucchesi più famosi e quasi imprendibili ricordiamo: Antonio Santoro (Re Curemme) e, soprattutto, Domenico Strafaci (Palma).

 Antonio Santoro, detto Re Curemme,  vigoroso ed intraprendente capobrigante dei primi anni dell’800. Inizialmente la sua attività fu limitata a Longobucco ed ai paesi del Circondario: Acri, Cariati, Bocchigliero. Saltuariamente per sfuggire alla cattura si rifugiava in Sicilia. Nel gennaio del 1807 partecipò alla difesa di Amantea, assediata dai Francesi che invasero Longobucco per ben tre volte, trovando sempre strenua resistenza. Nel maggio dello stesso anno Santoro si impossessò di Crotone, dove venne arrestato e da dove parti per la Sicilia. Di lui non si ebbero più notizie.
 

Molto virulento fu anche il brigantaggio post-unitario.

Nell’agosto del 1863, per porre un limite al dilagante fenomeno che minava la stessa integrità del Paese, fu promulgata la legge Pica. Una legge draconiana, al limite delle libertà garantite dallo Statuto Albertino.
 Il Tribunale di Guerra nella Calabria Citeriore, con sede a Cosenza, emise, dal 28 settembre 1863 al 30 dicembre 1865, 392 sentenze.
 

I longobucchesi sottoposti a giudizio furono 38, di cui 5 donne. Si registrarono 15 condanne e 23 assoluzioni o rinvii. L’accusa più ricorrente era quella di complicità e favoreggiamento al brigantaggio con somministrazione di viveri, altri aiuti ed offerta di alloggio, soprattutto alla comitiva di Palma.

 Domenico Strafaci, detto Palma, nacque a Longobucco nel 1829. Si diede alla macchia nel 1860 per non finire in prigione, dopo avere schiaffeggiato un ricco signorotto di Rossano. Dal 1862 s’incominciò a parlare di lui, quale capo brigante coraggioso, intrepido, a volte violento, ma anche difensore dei poveri. Gradilone così scrive: “Fu [il] suo singolarissimo coraggio che gli assicurò un indiscutibile prestigio presso i suoi compagni e gli fece superare in oltre un decennio pericoli e rischi mortali, ma fu anche il suo cuore aperto a tutti i dolori e bisogni degli umili e dei derelitti che per detto lungo periodo gli procurò simpatie, protezione ed amicizie preziose. Palma non fu [un] criminale incallito ed assetato di sangue”.
 

La banda di Palma era composta, di solito, da non più di 8 o 10 briganti. Il "re della montagna" fu ucciso la sera del 12 luglio 1869 in contrada Timpone Curcio di Spezzano Grande, forse a tradimento, da un suo amico allettato dalla forte taglia.

 Qualche anno fa al noto capobrigante longobucchese è stata intitolata una via dall’Amministrazione Comunale di Rossano Calabro.
 Complessivamente nell’intero Regno, solo dal 1861 al 1865, furono uccisi 5.212 briganti, 3.597 si costituirono alle autorità, vennero eseguiti 5.044 arresti. Molti degli uccisi risultavano periti in corso di conflitto a fuoco con la forza per tentata fuga. Vere esecuzioni senza processi.
 Fu una spietata guerra con soprusi, violenze e discriminazioni. Spesso si perseguitavano i miseri braccianti senza protezione, lasciando impuniti capi e protettori.
 Volutamente il brigantaggio divenne fenomeno di ordine pubblico e furono tralasciate tutte le motivazioni sociali e politiche, pur individuate ed indicate da molti accorti uomini del tempo: conflitto di classe, miseria, sfruttamento, fame e povertà. Le autorità non percepirono (o non vollero percepire) la mutazione, già segnalata dal Padula, del fenomeno dei "Briganti" nel fenomeno del "Brigantaggio". Il sacerdote di Acri, infatti, notava (Il Bruzio, 6 agosto 1864): “Finora avevamo briganti, ora abbiamo il Brigantaggio; e tra l’una e l’altra parola corre grande divario. Vi hanno Briganti quando il popolo non li aiuta, quando si ruba per vivere e morire con la pancia piena; e vi ha Brigantaggio quando la causa del Brigante è la causa del popolo”. Vincenzo Padula fu un convinto avversario dei briganti, ma, constatando il misero stato delle persone in Calabria, non poté fare a meno di affermare: “Proseguite pure, miei bei signori Calabresi, a far così inumano governo della povera gente, e poi gridate, ché ne avete ben d’onde, che vi siano briganti” (Il Bruzio, 27 agosto 1864).
 

 

Presso l’Archivio Storico Comunale sono conservati numerosi documenti originali relativi al Brigantaggio.

BRIGANTAGGIO. DOMENICO STRAFACE DETTO "PALMA" A CURA DI EUGENIO DE SIMONE

DOMENICO PALMA E IL BRIGANTAGGIO NEL MERIDIONE (QUADERNI DELLA BIBLIOTECA COMUNALE "BRUNO DA LONGOBUCCO - QUADERNO N 4)

DOMENICO STRAFACE DI EUGENIO DE SIMONE (CLICCA E LEGGI)

DOCUMENTI ORIGINALI (CLICCA E LEGGI)

FOTO DELLA FAMIGLIA DI DOMENICO STRAFACE DETTO PALMA (CLICCA)

 

Raccolta Saggi del dott. Giuseppe Ferraro

Il manifesto che Palma fece affigere al portone della cattedrale di Rossano (autentica poesia)

I LUOGHI DEL BRIGANTAGGIO

 

LAVORO SVOLTO A CURA DELL' UFFICIO CISP DEL COMUNE DI LONGOBUCCO RESPONSABILI MARIO DE SIMONE E DOMENICO FEDERICO LAVORATORI DI PUBBLICA UTILITA'.