Andavano in giro per le strade, le “vinedde” di Longobucco con vestiti strampalati suonando con il “zucutu” “zucutu” e la chitarra battente… Vi erano anche le farse. Si ripeteva cantando la frase “a carnevale ogni scherzo vale” prendendo in giro persone e fatti accaduti durante l’anno.. Le prime sere di carnevale si mangiavano maccheroni fatti in casa con “finninula”, salsiccia di rimasugli di carne e lardo di maiale nostrano L'ultima sera qualcuno si vestiva da quaresima, con abiti femminili neri, una pelle di capra bianca sulla testa, per dare l’ impressione che avesse i capelli bianchi e due pupazzi nel grembiule ripiegato e legato ai fianchi, che rappresentavano i due figlioli rimasti orfani, un fazzoletto per asciugare le lacrime , con in mano una conocchia e un fuso enorme. Il carnevale morto era rappresentato da un fantoccio di paglia. Il vestito da quaresima con atteggiamento tragi- comico, doveva piangere il cosiddetto “lauro” raccontando pregi e difetti, e tirarsi i capelli (che erano i peli della capra), mostrare e accarezzare i pupazzi uscire, mentre piangeva. Alla fine il carnevale veniva bruciato o buttato fuori dal paese. Il Carnevale dava occasione al nostro popolo di qualche amara riflessione o di gustose barzellette.Una tradizione che va via via affievolendosi ma che comunque ancora permane nelle nostre famiglie e ragazzi. Viva il carnevale.